La Dakar è l'avventura del motorismo, dello sport e dell'estremo più conosciuta e famosa del mondo. Per oltre trent'anni ha ispirato i sogni e i progetti di avventura di generazioni di appassionati, non solo Piloti o specialisti del "brivido".

È passata attraverso trasformazioni e cambiamenti radicali, si è adattata ai tempi, all'evoluzione delle tecnologie e del modo di interpretare l'avventura dei motori. Ha cambiato i suoi uomini guida, tramandata dal figlio al padre, la proprietà, persino il teatro della sua ambientazione, passato dal Sahara africano agli spazi sconfinati del Sud America.

Nessuno di questi cambiamenti è riuscito modificare il fascino che esercita, protetto da un logo che è l'emblema di un modo speciale, unico di vivere la più grande sfida sportiva e umana dell'era moderna.

La nostra casa

L’auto diventa casa, salotto, ufficio… ristorante per molte ore al giorno, e deve essere il massimo dell'affidabilità e del confort. I viaggiatori ormai lo sanno bene, e le vecchie Land 88 dei safari da fricchettoni sono completamente estinte.

Questo non vuol dire che deve essere il SUV da centomila euro, anzi. Nessun dubbio sulla scelta e sull'efficienza totale della nostra 3008.

Il funzionario Peugeot di Baires ci aveva invitato a dimenticarci completamente della meccanica, e la macchina si sarebbe fermata solo una sola volta tra le sabbie finissime e bollenti di un brutto passaggio vicino al Pacifico. Due soli consigli, di carattere generale. Turbo, per non risentire della rarefazione dell’aria in quota, e pneumatici con i fianchi ancora più robusti, di tipo moderatamente fuoristradistico.

Le immagini cui la Dakar ci ha abituati sono sempre straordinariamente belle, i colpi d’occhio eccezionali, la varietà e l’alternanza degli scenari davvero mozzafiato. Per il viaggiatore al seguito il discorso è diverso.

Per la Dakar il discorso è un po’ così. I Piloti vedono tutto il meglio perché attraversano il territorio anche con questo presupposto. Ai Giornalisti, invece sono riservati gli infiniti assi che attraversano la Pampa, le Ande e il Deserto di Atacama, sulla Ruta 40 o la Panamericana.

Viaggiare sulle tracce della Dakar è, dunque, molto diverso rispetto all’immaginario della Dakar. Troppi chilometri di routine, giornate molto lunghe e, di conseguenza, notti più corte.

Con i suoi lati suggestivi, certamente, o curiosi come il fatto di “vivere” in macchina, di “arredarla” secondo necessità e gusto, di rifornire la “cambusa”, di averne cura perché non può fallire.

Buenos Aires esalta le contaminazioni culturali urbanistiche e architettoniche che si fondono in una trasformazione senza fine.

È maestosa e dinamica, il cuore pulsante della Nazione. Le autostrade vi finiscono “anatomicamente” dentro come arterie nel cuore, grandi viali a mille corsie la attraversano e circondano. Evoluta in senso urbanistico come le più grandi metropoli del Mondo.

Da Buenos Aires a Iquique, e ritorno

L’intera Pampa argentina, le Ande all’andata e al ritorno su una diversa direttrice, il deserto di Atacama, il Tamarugal e la costa del Pacifico fino al Nord del Cile, il ritorno su riferimenti diversi fino all’Atlantico. È davvero una finestra su un Continente.

I motociclisti partivano di notte, noi qualche ora dopo. Poi abbiamo bucato, così che nel momento chiave dell’attraversamento della frontiera i cento chilometri più belli dal punto di vista del paesaggio, tutti su una pista di terra, sono diventati un incubo di polvere e fesh-fesh nella corrente dei camion e dei veicoli di assistenza.

Scendiamo verso Sud, attraversiamo la caotica San Miguel de Tucuman per prendere tempo e riflettere, ancora più a Sud verso Termas, il bivacco al circuito.

Raccogliamo le informazioni della corsa che ci mancano, intervistiamo, scriviamo appunti. In fretta, sempre più in fretta, quindi ci dileguiamo, via di nuovo. La decisione è presa! Andremo avanti, sorpassando la Dakar per aspettarla a Sarmiento, un centinaio di chilometri a Nord di Cordoba, all’arrivo della Speciale successiva il giorno dopo.

Per un giorno il viaggio della Dakar si trasforma in… viaggio, andiamo a scoprire qualcosa per noi, per voi: l’Argentine de Charme, del fascino. Pianifichiamo accuratamente, non dobbiamo fallire. Una fila di punti GPS, ora non è più la scatola gialla che comanda il nostro viaggio, tabelle orarie, calcoli, numeri di telefono.

Poi Rosario e il bivacco monumentale all’ippodromo, e infine di nuovo Buenos Aires. Dovevano essere, Bolivia compresa, 7.145 chilometri al seguito della Dakar.

Nonostante il divieto Bolivia, sono diventati i ben 7.368 del nostro viaggio: di Marie-France Estenave, la più grande giornalista di Rally-Raid di tutti i tempi, collega e amica perfetta, della nostra Peugeot 3008, e mio.