Il successo di un’auto, soprattutto per degli inguaribili cultori dello stile come noi Italiani, è decretato dal suo design. Il nuovo Sportage anche questa volta non si tira indietro e rimette tutto, ancora una volta, in discussione con un look completamente rivisto. Lo ammetto. Rispetto alla vecchia generazione che, più o meno, aveva messo d’accordo tutti, questo modello è destinato a dividere molto di più. Il nuovo Sportage in un certo senso o lo si ama o lo si odia. Un fatto però è certo: la presenza scenica è garantita. Alcuni ci intravedono addirittura un Cayenne. E in effetti quei fari sdoppiati nella parte alta me lo ricordano vagamente. Ma è soprattutto il frontale - alto, massiccio e molto elaborato (troppo?) - che regala a questo SUV un’immagine importate. Direi statuaria. La “pulizia” stilistica del vecchio modello qui ha lasciato posto ad una fisiognomica decisamente più barocca. Al centro c’è sempre la calandra “a naso di tigre”, vera e unica firma del capo del design Peter Schreyer. Tutto il resto però è un susseguirsi di onde, linee e forme morbide che si rincorrono.

Per il mio viaggio ho scelto l’allestimento GT Line. Non solo perché è il più bello e quello più sportiveggiante. Ma un po’, in maniera infantile, come spesso accade a noi appassionati, anche per alcuni piccoli dettagli sfiziosi. Uno di questi, almeno nel mio caso, è rappresentato dai magnifici “Ice Cube”, quei quattro bulbi a led che sembrano messi lì come la ciliegina sulla torta. L’aspetto imponente continua sulla fiancata, molto più pulita in questo caso, con gli immensi cerchi da 19 pollici. Più canonico anche il posteriore, che rimane comunque nella scia dell’eleganza grazie ai fari a sviluppo verticale, molto elaborati nelle geometrie interne a led, e collegati da una modanatura cromata.

 

Approvati gli altri dettagli portati in dote all’allestimento GT Line: doppio terminale di scarico cromato e paraurti rinforzato. Al di là del design che può colpire o meno - si sa, al cuor non si comanda - quello che mi stupisce è la qualità. E non è la prima volta che mi accade sulle ultimissime Kia (sto pensando a Sorento e Optima). Gli assemblaggi di carrozzeria sono rigorosi, regolari, precisi.

Mi piace il suono che regalano gli sportelli quando si chiudono, danno un senso di grande solidità, difficile da trovare in questo segmento. Le guarnizioni abbondano e questo è parte del segreto che ci ha regalato quel grande livello di insonorizzazione. Risultati resi possibile dal livello tecnologico raggiunto dallo stabilimento di produzione Kia di Žilina, in Slovacchia, dove viene prodotto lo Sportage per noi Europei. Soltanto qualche modanatura cromata poteva essere assemblata con un pizzico di cura in più.

 

E la sicurezza? Per essere un’auto che arriva nel cuore del 2016 il nuovo Sportage si difende bene. Non manca quasi niente dalla lista dei sistemi di assistenza alla guida. Dalla frenata automatica di emergenza al mantenitore di carreggiata, fino al monitoraggio dell’angolo cieco e agli abbaglianti automatici. E poi c'è l'assistente in discesa per lo sterrato, che mi ha dato una bella mano in offroad. Cosa mi è mancato durante il mio lungo viaggio? Il cruise control adattivo, che oggi è diventato un must su auto di queste dimensioni. Intendiamoci, il classico cruise c’è, ma il nuovo Sportage non sa accelerare e frenare da solo a seconda delle condizioni del traffico.

Le prime impressioni però sono quelle che contano. Sempre. Quando sono salito la prima volta sul nuovo Sportage ho pensato “sembra il nuovo Sorento”. In effetti l’impostazione della plancia è proprio simile. Ed è una notizia positiva, perché su Sportage come su Sorento il design pulito e razionale convince, mentre la qualità dei materiali e degli assemblaggi stupisce. Anche le plastiche sono piacevoli al tatto, mentre la pelle dei sedili è piuttosto morbida. La strumentazione è classica, direi semplice, ma c’è tutto quello che serve davvero e le informazioni sono snocciolate in maniera sempre pulita, chiara, immediata. Mi è piaciuto il sistema multimediale, anche se forse mi sarebbe piaciuto trovare all’interno almeno un pizzico di quell’originalità che avevo visto nel frontale.

 

Lo schermo da 8 pollici è ampio e i comandi del touch sono davvero immediati. Il navigatore è preciso e facile da usare, è un vero peccato che non ci sia ancora la possibilità di avere Apple CarPlay o Android Auto, ormai quasi obbligatori su un’auto contemporanea. E poi c’è lo spazio. Un nuovo punto di forza dello Sportage visto che è migliorato rispetto al passato, soprattutto per chi sta dietro. Il merito è del passo, più lungo di 3 cm, mentre i sedili, completamente riprogettati, sono ora più leggeri, ma al tempo stesso più ergonomici, comodi e reclinabili (intendo quelli dietro). Cresce anche il bagagliaio, da 465 a ben 503 litri. E ora è più facile caricare grazie ad una soglia di carico collocata più in basso bassa di 4,7 cm. Insomma, niente da dire se dovete partire per le meritate vacanze estive.

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Quando finisce un viaggio mi resta in bocca sempre una buona dose di malinconia. È arrivato il momento di tornare in città e di lasciare le verdi colline pavesi. Ma è anche ora di separarmi dal mio Sportage GT Line. Peccato, mi stavo quasi affezionando, è stato un grande compagno di avventure, soprattutto in offroad. Cosa mi rimane? Come sempre il ricordo. Il delizioso ricordo di aver raccontato questa bella storia. E ora, dopo 4.000 km e un racconto lungo 25 anni, aspetto di scrivere il prossimo capitolo.

Capitolo 4Metto la freccia e lascio l'asfalto. Ho voglia di off-road
Nuovo KIA Sportage - Metto la freccia e lascio l'asfalto. Ho voglia di off-road.